giovedì 27 giugno 2013

Hard-Fi

Genere musicale: Alternative / Indie / Punk

Membri
Richard Archer - Voce
Ross Philips - Chitarra
Kai Stephens - Basso
Steve Kemp - Batteria

Provenienza: Staines (Middlesex), in pratica un sobborgo di Londra.

Brutti, sporchi e cattivi, sono i perfetti rappresentanti dei sobborghi inglesi, dove la vita è dura e ogni giorno ci si ripete che bisogna assolutamente andarsene da lì, ma poi non si va da nessuna parte. Gli Hard-Fi cantano proprio questo: le angosce e le speranze dei giovani che si ritrovano a vivere in vere e proprie città fantasma, dormitori a pochi chilometri dalla grande città, dove non c'è niente. Loro quel nulla lo hanno utilizzato al meglio. Hanno preso in affitto un ex capannone industriale e ne hanno fatto il loro laboratorio musicale. In pochi mesi hanno sfornato il loro primo mini album STARS OF CCTV ( 2002 ) dove CCTV sta per tv a circuito chiuso. In pratica Richard Archer (autore dei testi) ci dice che siamo tutti delle star della tv, ma di quella di sorveglianza. Il singolo invece affronta il problema dei soldi e si intitola CASH MACHINE. Dopo un paio d'anni il video di "Cash machine" viene notato da MTV che lo inserisce nella sua programmazione. Alla fine del 2004 il gruppo viene messo sotto contratto dalla Atlantic, che pubblica il mini album. Un anno dopo il disco esce arricchito, in formato LP (undici tracce), e arriva in Italia all’inizio del 2006. Nel settembre 2007 esce ONCE UPON A TIME IN THE WEST, che entra direttamente al primo posto delle classifiche inglesi.
Da allora la band ne ha fatta di strada, ma sono rimasti a Staines, e nel 2011, da quello stesso laboratorio post industriale che aveva visto la loro nascita, hanno distillato un altro album, KILLER SOUNDS. Il primo singolo lanciato, GOOD FOR NOTHING, se la prende con i politici, the man who lives upstairsche parlano e non ascoltano e sono buoni a cosa? A niente.


Bjòrk

Artista totale, prototipo della figura multimediale di diva del futuro, Bjòrk è riuscita a imporre la sua immagine e la sua musica sfuggendo a qualsiasi strategia commerciale, spinta dalla curiosità e dalla sfida con se stessa. Come i Radiohead hanno cercato di deviare dalla strada già segnata delle rock band, così l'artista islandese ha tracciato un percorso personalissimo, dal punk degli inizi fino alla new wave dell'altro mondo con gli Sugarcubes e la calda musica elettronica degli album da solista. Icona femminile degli anni '90, Bjórk si affaccia sul futuro con la forza istintiva di un talento che sa anticipare i tempi, utilizzando strumenti antichi e macchine moderne. La musica elettronica, quella da camera, la dance, il free jazz, la musica etnica, il pop, il jazz vocale (Ella Fitzgerald), i cori di ogni paese e i rumori di qualsiasi macchina sono tutti ingredienti e influenze che vanno a comporre la sua arte.
Bjòrk ha pubblicato giovanissima, nel 1977, un album di cover, tra cui una versione in islandese di "The Pool On The Mili" dei Beatles. Nel 1981 fa parte del duo punk Tappi Tikarrass e poi entra nei Kukl (1983 -1986), una band influenzata dalla new wave inglese. Qui conosce Siggi ed Einar, poi finiti negli Sugarcubes. Con l'album solista Debut arriva al terzo posto della classifica inglese, collaborando con Nellee Hooper, Talving Singh, Jhelisa e Marius De Vries. Con il film di Von Trier, "Dancer In The Dark" vince nel 2000 la Palma d'Oro a Cannes. Lo spettacolo Unplugged di MTV del novembre '94 mostra nude le diverse componenti del suono di Bjòrk, lasciando libera la sua voce di occupare lo spazio, tra harpsicord, flauti e tablas. Lo stesso esperimento ripreso con l'Icelandic String Quartet nei concerti del 1999.

mercoledì 26 giugno 2013

Bob Marley

Profeta rasta, filologo del reggae, inventore dell'afro-pop, leader del più grande movimento pacifista degli anni '70, Bob Marley è stato tutto questo e molto altro. Rigoroso, assoluto e dissoluto: una ventina di figli sparsi per il mondo (dei quali una decina legalmente riconosciuti) e una morte dolorosa, per tumore, evitabile ma non evitata. Marley rifiutò di farsi asportare chirurgicamente le parti ammalate, perché, diceva, il suo corpo era di Dio, e lui non poteva disporne.

Dire che Bob Marley venga dalla Giamaica è limitativo. Bob Marley per certi versi è la Giamaica. Quella dei quartieri poveri di Kingston, quella delle gang che in gergo si chiamavano "Rude Boys". La sua musica coniuga ritmi africani, soul, calypso e perfino jazz, il tutto mescolato in un armonioso disordine suburbano. 
La scoperta di Marley aveva in sé i germi di una rivoluzione: la musica sacra dei ghetti giamaicani aveva un inesplorato potenziale artistico e  commerciale. Anche se all'inizio nessuno ci credeva. Venti dollari e una copia omaggio, questo fu il compenso che Bob Marley ottenne all'inizio degli anni '70 per la pubblicazione del suo primo singolo, "Judge Not". «E se poi divento famoso?» chiese Marley al boss della piccola etichetta giamaicana che lo mise sotto contratto. «Tu famoso? Ma per piacere, non scherziamo» fu la risposta. Il primo disco ufficiale di Marley pubblicato in America fu Catch A Pire del 1972, e fu una folgorante rivelazione. Ma è difficile individuare il momento esatto dell'esplosione della sua popolarità, dal momento che la sua discografia non è affatto lineare. Molte piccole case discografiche giamaicane continuarono per anni a pubblicare in modo semiclandestino gli album di Marley ottenendo grandi risultati. Basti pensare a Herbsman, pubblicato illegalmente nel 1971 : nel corso degli anni vendette più del doppio dell'album del debutto ufficiale.
Sorprendente, dal punto di vista ideologico, fu la sua dichiarazione di guerra, gridata a gran voce nel 1978: «Voglio la pace, ma prima ancora, e ancor più voglio giustizia» disse. «E l'unico modo per ottenere giustizia è lottare. Il mio è un canto di guerra». E dire che per tutta la vita fu considerato un leader non violento.